Il cuore dell’attività agricola è l’Azienda. Come scriveva Adam Smith nel 1776, l’agricoltura “per sua natura non consente tante suddivisioni del lavoro, come le manifatture, né una così completa separazione di un’attività dall’altra”.
Un’azienda agricola, ancor più se a gestione familiare, non è delocalizzabile perché è intrinsecamente calata in un contesto sociale e ambientale, in un determinato territorio e permeata da una specifica cultura locale. I prodotti della terra si nutrono di ingredienti intangibili di un determinato luogo, che non sono riproducibili altrove allo stesso modo. Per queste ragioni, l’azienda è la priorità della famiglia, il centro di gravità della microregolazione sociale. Il lavoro familiare è un’alchimia inseparabile di “doni” e di “scambi”.
Questo preambolo fa da cornice e introduzione alla storia dell’azienda agricola familiare siciliana OPAC-Campisi. Un’impresa che nasce e si sviluppa a Siracusa, condotta dai fratelli Campisi, Giuseppe (responsabile produzione in campagna) e Dario (responsabile commerciale) insieme ai loro figli: Nino, Roberto, Ludovica e Barbara.
Azienda leader nel settore dell’ortofrutta, con particolare vocazione nella produzione e commercializzazione di agrumi e ortaggi. Il loro fiore all’occhiello è sicuramente il Limone di Siracusa, città consacrata come capitale del limone di alta qualità in Europa. Entrando nel loro stabilimento, se ne ha subito chiaro il sentore, grazie alla gradevole fragranza di olio essenziale di limone che pervade l’ambiente e accoglie all’ingresso.
La centralità della forza lavoro e l’importanza delle risorse umane, costituiscono uno dei capisaldi della filosofia aziendale: “senza gli operai, noi, non esisteremmo!”, tiene a precisare Dario Campisi.
“La nostra storia nasce nell’immediato dopoguerra da quattro fratelli, – prosegue Dario – che hanno sofferto, creduto e lottato nel settore agricolo, quando ancora i latifondisti erano profondamente in crisi. Mio padre, Antonino Campisi, era il più piccolo. Sono stati dei pionieri che, con coraggio e un pizzico di fortuna, hanno iniziato a dettare regole e tendenze che l’avvento delle colture protette ha migliorato, forti della posizione sul mercato grazie alle primizie che riempivano i mercati italiani ed esteri. Questa collaborazione, forte e compatta, tra i fratelli è durata circa quarant’anni. Poi, come la storia insegna, quel desiderio nascosto che fa di un uomo un creatore di stirpe, portò sia mio padre che i suoi fratelli a intraprendere strade professionali diverse”.
Antonino Campisi, dalla metà circa degli anni ’70, avvia così la sua attività in piena autonomia. Giuseppe e Dario, in seguito, si trovano proiettati sulle profonde orme del padre decidendo di prendere in mano le redini dell’azienda, che da subito sviluppano portandola a standard altissimi di qualità.
A differenza di altre aziende, che negli anni si sono indebolite, OPAC-Campisi ha sempre cercato di guardare avanti e di seguire le “tendenze” dell’ortofrutta, rifacendosi anche ai “colossi” nazionali di settore, un po’ “come farebbe un bravo scrittore ispirandosi ai grandi romanzieri.
“La nostra forza, dalle origini con mio padre ed i suoi fratelli – aggiunge Dario – fino ai nostri giorni è sempre stata rappresentata dal valore della ‘Famiglia’. Un’azienda che è cresciuta gradualmente e in alcuni momenti della nostra storia, mio padre e i suoi fratelli sono arrivati, tutti insieme, ad avere tremila dipendenti”.
“A un certo punto, nei primi anni ’80 – prosegue Dario – io e mio fratello abbiamo intuito come affrontare in maniera corretta il mercato grazie a una strategia diversificata di distribuzione. Da una parte cercavamo, come tutte le aziende emergenti, di strappare un contratto con la GDO, allora agli inizi della sua storia in Italia; dall’altra, proprio perché tutti tendevano ad andare verso i mercati nazionali, non abbiamo trascurato la rete dei distributori ‘provinciali’, e questo ci ha premiati permettendoci proprio di essere più forti per entrare nella GDO. Un meccanismo sottile, ma che rende bene il senso della frustrazione che i mercati impongono spesso agli imprenditori poco organizzati”.
Oggi l’azienda OPAC lavora esclusivamente con la GDO Italiana ed Estera e, nei momenti di punta del lavoro, arriva a impiegare circa 300 dipendenti.
La dicitura “OPAC-Campisi” arriva dopo: nasce infatti come azienda agricola “Antonino Campisi di Giuseppe e Dario”. Nel corso degli anni, visto che si doveva stare al passo con i tempi e l’orientamento europeo era quello di privilegiare sempre più le Organizzazioni di Produttori, riescono a creare una OP di famiglia, ossia un’Organizzazione di Produttori di famiglia.
“La GDO premia le Organizzazioni di Produttori che hanno relazioni parentali, perché credono più a una struttura familiare dove vedono legami saldi e un futuro più certo, piuttosto che delle OP fantasma che magari raccolgono duemila produttori ma che diventano difficilmente gestibili. Ovviamente noi siamo i primi a tenere fortemente alla salute dell’azienda, i nostri occhi diventano lucidi quando ci sono delle difficoltà e facciamo di tutto per superare gli ostacoli. Il nome OPAC deriva dall’acronimo Organizzazione Produttori Antonino Campisi e abbiamo deciso di chiamarla così per onorare la figura di nostro padre che ne è stato il fondatore e la guida”.
OPAC è un’azienda che continua a crescere nei numeri, nella clientela e nell’immagine. Sta diversificando i propri investimenti sia all’interno del settore agricolo sia in direzione del food. Nel 2012, infatti, si presenta con una nuova iniziativa commerciale, “Gusto Gourmet Store” che, a cinque anni dall’apertura, propone la vendita al dettaglio di prodotti enogastronomici ed agroalimentari d’eccellenza, con una cura particolare per gli alimenti sani, biologici, dietetici e gluten free a cui è dedicata la “Linea Salute”.
Cura del dettaglio, ricerca attenta della qualità del prodotto e approccio artigianale sono le caratteristiche che contraddistinguono questo “store”.
“Sulla scia dell’entusiasmo per la creazione di Gusto Gourmet Store, stiamo pensando, grazie al contributo dei nostri figli, di completare la filiera di produzione del limone, con la trasformazione del prodotto per l’utilizzo nei settori della cosmesi, essenze, fragranze e prodotti farmaceutici. Il nostro limone – precisano sia Giuseppe che Dario – il Femminello siracusano, com’è comunemente conosciuto, presenta delle caratteristiche eccezionali e pregiate per i contenuti in succhi di acido citrico e per la fragranza degli oli essenziali”.
A proposito del limone, è da evidenziare la stretta collaborazione con il Consorzio di Tutela del Limone di Siracusa IGP, una realtà, quest’ultima, che si sta dimostrando sempre più di eccezionale valore.
Quindi con l’ingresso della nuova generazione l’azienda OPAC sta cercando di chiudere la filiera con l’industria per entrare in un nuovo mercato.
L’arrivo dei giovani in azienda porta sempre una ventata di novità. Ciascuno con il proprio talento ed il proprio ruolo: dal vivaio alla produzione in campagna se ne occupa Roberto insieme al padre Giuseppe; Nino e Ludovica sono dediti all’aspetto commerciale ma anche allo sviluppo di progetti innovativi. Infine Barbara, la più piccola, per il momento impegnata con gli studi universitari.
“La gestione del sottoprodotto, in un’azienda di lavorazione di agrumi, – afferma Nino, il figlio maggiore di Giuseppe – è sempre stato un problema. Ma se spostiamo l’attenzione dalla produzione alla ‘trasformazione’ può diventare una risorsa preziosa. Se prendo, per intenderci, un limone ‘imperfetto’ e anziché posizionarlo nella catena della GDO, lo trasformo in un’essenza o fragranza, avrò raggiunto due obiettivi: il rispetto degli standard di qualità della GDO e lo sviluppo di un nuovo settore di mercato. L’industria di trasformazione è un’innovazione molto importante. Noi per cinquant’anni abbiamo venduto un prodotto deperibile con uno shelf-life limitato, di conseguenza potevamo affacciarci ad un mercato europeo o al massimo russo. In questo modo, invece, da un prodotto che ha 20 giorni di shelf-life si passa a un prodotto che ha 3 anni di vita o nel caso dell’olio essenziale si passa a oltre 5 anni di shelf-life. Tutto questo permette di cambiare la visione commerciale ma anche gli attori con i quali ci si relaziona”.
Ludovica, figlia maggiore di Dario, rappresenta l’anima femminile del gruppo: “Per riallacciarmi al discorso di mio cugino Nino, partendo dagli oli essenziali vorrei creare una linea cosmetica naturale per le donne. Creme per il corpo e altri prodotti a base di olio essenziale di limone. Questo è un momento d’oro per il limone e noi che conosciamo e trattiamo da sempre questo straordinario frutto dobbiamo e vogliamo affacciarci su questo nuovo scenario, tramite la trasformazione del prodotto ed in modo diversificato: salute, benessere, alimentazione sana e bellezza. Sodalizio che trovo vincente. Per fare questo avremo bisogno di aziende che già realizzano linee cosmetiche, ma se lo stesso prodotto lo racconta una casa madre/azienda, come la nostra, che conosce persino la storia di ogni singola pianta e che realizza successivamente la crema, questo, può restituirci un valore aggiunto unico ed ineguagliabile. Un progetto eco-sostenibile, con prodotti di origine naturale e di alta qualità: questa è la nostra filosofia e la nostra credibilità”.
E la sfida continua…
Pubblicato su Freshplaza